sabato 31 maggio 2008

Bambini 2

















I bambini che aspettano,muti, invisibili
I bambini che non hanno ancora un volto
I bambini con i loro calci e senza dimensione
I bambini che aspettiamo, ansiosi,tremanti
I bambini che vogliamo siano noi stessi tra vent’anni
I bambini già cosi presenti e ancora non nati
I bambini rannicchiati nel ventre
I bambini pronti alla vita, cosi forti, cosi decisi
I bambini che ci fanno piangere, tremare….
I bambini che ci fanno sognare
I bambini che, con un urlo si affacciano alla vita.

Eccomi qui. Sono pronto, anche un po’ ansioso. Il momento sta per arrivare e questa lunga attesa si sta per concludere. Tra qualche ora si aprirà quella porta laggiù, una luce abbagliante mi invaderà e, per quanto sia ancora cieco, sarà come se il sole entrerà dentro di me.
Ho aspettato tanto, nove mesi, nove lunghissimi mesi durante i quali ho viaggiato, sono stato sballottato, ho riposato e mi sono trovato tra tantissime persone. Dapprima non capivo nulla, tutto era confuso, poi a mano a mano che i giorni passavano ho imparato a riconoscere i luoghi e quando qualcosa non mi andava ho scalciato per farmi sentire. La prima volta ricordo che sono stato circondate da attenzioni infinite perché si erano accorti, con sorpresa, che c’ero anch’io, per quanto lo sapevano perfettamente.
Ora che il momento è arrivato, sono tutti intorno a me, sorridenti, trepidanti, ansiosi di dare finalmente dei contorni a chi sino a questo momento può essere ancora solo immaginato. Anch’io muoio dalla curiosità di dare dei contorni. A quelle persone che mi sono state sempre attorno, vicine; a quelle che ogni tanto venivano a trovarmi, ma soprattutto a lei. A lei che, unica, è stata il mio contenitore, a lei che mi ha nutrito, a lei che ogni minuto ha pensato a me come il centro dell’universo e che lo farà per sempre. A lei che sarebbe pronta a offrire la sua vita se ce ne fosse bisogno. A lei che ha deformato il suo corpo per far si che io stessi comodo e cosi deformata si è sentita ancora più bella perché ero dentro di lei.
Tra qualche minuto nascerò: tutto è pronto e sono pronto anch’io a capire se i giorni che mi aspettano saranno belli come quelli che ho vissuto in questo meraviglioso paradiso.



giovedì 29 maggio 2008

La Fiaba e la Vita



C'era una volta la Fiaba,
un giorno mentre stava percorrendo il suo sentiero incontrò la Vita e non conoscendola, le chiese chi fosse e di parlarle un po' di se'. Quando la Vita finì il suo racconto si accorse che la fiaba stava piangendo e le chiese perchè. La Fiaba rispose : piango perchè pur con tutta la fantasia e le capacità narrative degli uomini non potrò mai provare esperienze come le tue; mille volte parleranno di me, di principi azzurri, scarpette di cristallo e di lupi cattivi, di cigni neri e casette di marzapane; però pur con tutte le parole di tutte le lingue del mondo non saprò mai raccontare e far conoscere agli uomini le emozioni ed i brividi di un grande amore che appartengono a te ed alla realtà.

(per Imma da Laura)

La Luna e il Lupo



Il branco guardava la luna, cercando riposo dal giorno, preparandosi già al domani; la valle incantata, sotto di loro,cullava l’argento del fiume.
Mentre la natura dormiva ed uomini scellerati progettavano distruzione e morte, i lupi seguivano il capobranco cercando un luogo sicuro per la notte.
Solo uno rimase lì, continuando a fissare la luna con il muso proteso verso di lei; ad un tratto si fece coraggio ed innalzando il suo canto struggente le dichiarò il suo amore.
Rimase lì anche quando sentì in lontananza il latrare dei cani incitati ed eccitati dalle urla dei cacciatori assetati di stupida e sorda vendetta; non si mosse nemmeno quando ormai ogni via di fuga verso la salvezza era preclusa e quell’orda inumana era ormai alle sue spalle; lanciò l’ultimo ululato disperato e lei gli mandò un raggio riflesso dal fiume, gli indicò la strada per raggiungerla; il lupo la seguì e la luna se lo portò via per sempre.

(scritto da Laura)

mercoledì 28 maggio 2008

Farfalla blu


Come posso cancellarti dalla mia mente,
chiudere gli occhi e non vederti sul cuscino,
come non accarezzare la tua immagine
che segue il volo della mia vita?
I giorni, le settimane, i mesi
si aggiungono a giorni,settimane, mesi
in una rincorsa di emozioni che nessuno può fermare.
Come posso fingere di non sentirti
quando la stessa aria porta il tuo profumo?
e la musica nasconde nelle sue note il tuo nome
Ti parlo nelle nostre sere senza fine
di emozioni, di calori, di cose senza senso
Tu ascolti, silenziosa,impaurita
gli occhi e la mente oltre gli orizzonti
Ti parlo e sei cosi lontana e vicina…
I tuoi sussurri, l’ansia, la rabbia
ancora la voglia di altre parole
Parole che angosciano e ti cullano
Ancora la voglia di carezze rubate di carezze mai date
soltanto sognate
Come posso chiudere il libro che parla di un sogno
e posarlo accanto ad altri che non parlano di nulla,
ritornare a giorni uguali
e fingere che nulla sia successo?
E tu, fragile dubbiosa tenera ,
tu che vorresti correre ,abbracciare ,amare
tu che freni lo slancio, lo uccidi, lo annienti
tu, piccola farfalla blu
puoi solo volare e poi posarti su un fiore ormai chiuso.


(maggio 2005)

domenica 25 maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

Il Mare e la Luna


Quando la Luna si affacciò sul grande Mare, subito dopo che il Sole se era andato, restò per un attimo senza fiato osservando i giochi di colore e la sua immagine riflessa. I gabbiani si erano ritirati sulle loro rocce, i delfini passavano tagliando in silenzio l'acqua, i pescatori uscivano per gettare le reti er nell'aria si respirava il profumo della salsedine.
La Luna guardò la superficie calma del Mare e restò per qualche attimo a lasciarsi lambire da quel bacio tenero, prima di salire come tutte le notti nel cielo

venerdì 9 maggio 2008

L'isola

C’era un posto dove, ogni tanto, mi piaceva fare un salto e fermarmi un po’, perché era una parentesi in cui mi sembrava di essere in intimità con le mie emozioni. Non era mio quel posto, tutti ci potevano andare ma pochissimi lo conoscevano e forse per questo lo sentivo come se un po’ mi appartenesse. C’era tanta pace e osservando con attenzione spesso si coglievano stimoli che altrimenti sarebbero passati inosservati. Non sempre, ma a volte mi era capitato, prima di andare via, di lasciare qualcosa di me, anche un piccolissimo segno a testimonianza della mia venuta e quasi una forma di ringraziamento a chi quel posto curava e manteneva cosi intimo.

Era davvero bello e forse proprio per la sua bellezza a poco a poco altri cominciarono a venirci, forse attratti dalle stesse mie emozioni , forse per sola curiosità o forse per poter lasciare un segno della loro presenza in modo che altri lo vedessero. Il proprietario di quell'isola non fece nulla per limitarne l'accesso, orogoglioso che tutti potessero far parte e godere di quel luogo

Ed allora capitò che, tornando li, vedendo quanti vi venivano ebbi la percezione che non sarebbe più stato il “mio posto”, l’isola sconosciuta dove mi rilassavo. Lo so, è egoistico pensare che un posto cosi bello non si sarebbe riempito di gente: gente che stava in silenzio, gente che gridava, gente simpatica, gente antipatica. Gente di ogni tipo che, come me, aveva tutto il diritto di entrare in quei luoghi. Però è stato un peccato per me, sapere che le emozioni provate nei primi momenti non le avrei potute provare mai più.

venerdì 2 maggio 2008

L'impossibile


Quante volte abbiamo sentito qualcuno che diceva: "Non è possibile che ce la faccia" ? e rinunciava anche solo a provarci.
Quante volte camminando su un sentiero di montagna ci è venuta la voglia di fermarci perchè le gambe si erano arrese?
Quante volte ci hanno detto che le nostre idee erano utopia e che vivere in un mondo un po' più umano, solo un po' più umano non era possibile?
Abbiamo sentito tanti no, abbiamo trovato tante porte chiuse, abbiamo incontrato tante persone sorde e molti hanno detto "Basta!": hanno indossato giacca e cravatta, hanno comprato la tessera di qualche associazione, hanno piegato un po' la schiena e soffocata molto la loro dignità .
Qualcuno ha resistito sordo ai richiami delle sirene e, ostinato come un mulo, ha continuato a credere che le sole cose impossibili sono quelle in cui noi ci si crede più.

mercoledì 30 aprile 2008

Il Camino


Una volta mi piaceva stare davanti al camino ad osservare il fuoco che mi scaldava.
Ma non scaldava solo la pelle perché quel fuoco era capace di penetrare dentro di me diffondendo un calore che sembrava una carezza. Passavo delle ore seduto a guardarlo, ad ascoltare il suo dolce rumore, quello scoppiettare e quell’alzarsi di scintille che poi ricadevano sui tizzoni ardenti.
Nel buio della stanza la luce di quel fuoco sembrava il sole ed avevo la sensazione che non si sarebbe mai potuto spegnere perché era come se il camino stesso lo alimentasse. Là davanti, seduto, mi piaceva fantasticare come facevo quando ero adolescente ed osservavo il fuoco, andando oltre le fiamme e immaginando un mondo fatto di cose piacevoli che si concentravano tutte su di me.
Mi piaceva stare davanti al camino e avrei voluto passarci tanto tempo, forse anche non alzarmi mai da lì perché era il posto più bello che mi fosse capitato di trovare da un po’ di tempo a quella parte.Ora il camino è spento, il fuoco se n’è andato, la legna è finita e anche se la primavera ha portato il sole ed il caldo, sento quella stanza sempre più fredda

mercoledì 23 aprile 2008

Simbiosi 2



La donna...
la farfalla...
un riflesso...
l'amore !

martedì 22 aprile 2008

Simbiosi


La donna....
il lupo....
l'ulivo.

venerdì 18 aprile 2008

La credenza



Mi sono costruito una credenza.
Mi piace lavorare il legno, mi piace il suo odore, la segatura che si accumula ai miei piedi; mi piace vedere le tavole che, nate grezze, via via prendono forma, spessore, dimensioni sino a divenatare così come le ho pensate.
Mi piacciono, lavorando, anche i piccoli imprevisti che sul momento ti fanno pronunciare parolacce ma che poi vengono risolti e che insegnano qualcosa di nuovo.

Mi piace il rumore della carta vetro che rende liscia e vellutata la superficie, che la rende piacevole al tatto.
Mi piace l'odore della vernice, il movimento del pennello che veste coi colori che avevo in mente una struttura che è nata sotto le mie mani.
Ed infine, mi piace quando la vedo là dov'è il suo posto là dove, ogni volta che la guardo fa sentire questa casa sempre di più "la mia casa".

giovedì 17 aprile 2008

Viverone

Quando mi servo dell'autostrada uso una bretella che mi porta a sfiorare il Lago di Viverone, un piccolo lago che per i torinesi è un posto di ritrovo nelle domeniche accaldate di luglio e agosto. Qualche tempo fa ci sono andato di proposito perchè avevo voglia di fare quattro passi in prossimità delle sue rive. Non c'era praticamente nessun ; era una giornata infrasettimanale e oltre tutto il tempo era anche uggioso.
Però a me piaceva lo stesso.
L'acqua era leggermente increspata da piccoli refoli di vento, una piccola barca veleggiava al centro, dei gabbiani (di acqua dolce, per cui poco attraenti) volavano quasi annoiati, un signore portava a spasso il suo cane. I bar erano quasi vuoti, i dehors chiusi e le sedie accostate ai bordi dei tavolini.
Però a me piaceva lo stesso.
Quasi senza rendermene conto mi ritrovai presso un bar che conoscevo perchè ci ero stato tanti anni prima ed avevo passato alcune ore con un'amica a parlare di tante cose e di niente, a ridere, a pensare al futuro,ad accettare il presente.
Ecco, stando lì, davanti a quel locale vuoto, in una giornata grigia mi chiesi: chissà dov'è quell'amica, cosa fa, se ride come allora, se spera come allora, se è mai tornata a bere qualcosa in quel bar?
Incominciò a piovere: un pioggia sottile, fastidiosa, fredda. Salii in macchina e lentamente tornai verso casa.

martedì 15 aprile 2008

Emozione e brivido.


Abbiamo
sfiorato labbra morbide,
scambiato baci profondi
udito ansimi e grida,
goduto per mani sapienti,
regalato carezze eccitanti,
sussurrato parole segrete,
abbracciato silenzi,
assaporato corpi sudati,
gustato il piacere,
riposato all’ombra di un gelso,
pronunciato parole importanti,
scritto frasi struggenti.
Donne e uomini della nostra vita
hanno avuto un po’ di tutto questo.
Ma emozione e brivido,
per tutto questo insieme,
li viviamo solo noi, Amore.

(Postato da Cassy)

venerdì 11 aprile 2008

giovedì 10 aprile 2008

Lasciati amare




Lasciati amare sospiro della sera,
Abbandona il timore che ferma la voce
Offriti alla carezza della mia
mano.
L’aureola dei tuoi seni sia il cuscino delle mie labbra
E il caldo fuoco del tuo ventre
Sia fiamma perenne per la mia passione
Mescolato a gocce di
ambrosia.
Lasciati guardare, Femmina e Donna
Ogni giorno diversa e pur sempre te stessa,
Tu che sai prendermi con uno sguardo
Che hai cambiato le mie debolezze in acciaio temprato,
Che racconti la mia vita
con una parola
E dipingi questa vita come arcobaleno.
Lasciati spogliare, Angelo e Demonio
Che la tua anima e il tuo corpo siano nudi
Nel sole e
nella notte, tra la folla indifferente
E noi indifferenti alla folla ci ameremo dinnanzi al mondo.
Dammi la tua bocca di carne
Orchidea di porpora e velluto
Fammi bere alla fonte di peccato inumidita
E sali insieme a me tutti i gradini del piacere
Tu
luce, tu vita,tu essenza di tutto
Tu che mi accetti e mi perdoni
Tu che sai fare del tempo
Il metronomo per questa vita che ti voglio offrire.
Lasciati amare piccola donna, grande come il mondo
Che al mondo ho rapito

mercoledì 2 aprile 2008


Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde

(Kahalil Gibran)

martedì 18 marzo 2008


I bambini che guardano
I bambini che sorridono
I bambini che si stupiscono
I bambini che non capiscono
I bambini che sognano
I bambini che non sognano mai
I bambini che fanno domande
I bambini che non hanno risposte
I bambini che ti seguono
I bambini che ti aspettano
I bambini che credono ancora
I bambini che guardano lontano
I bambini che costruiscono i giocattoli
I bambini che non giocano mai...

….ti accorgi che esistono
quando ti tirano per i pantaloni,
….ti accorgi che esistono
quando ti piangono sulla spalla
….ti accorgi che esistono
quando non puoi girare gli occhi
e osservi
muto
la loro grande voglia di vivere.

I bambini…..noi molti anni fa.

giovedì 13 marzo 2008

Chiedimi come

Chiami per nome ogni battito del mio cuore,
asciughi la strada di ogni lacrima,
l’origine del mio piacere.
Conosci anche il più piccolo dei miei pensieri,
capisci il linguaggio dei miei occhi,
plachi la mia sete di te.
Alle infinite emozioni,
che lasci frementi d’attesa,
potrai, solo ed unico amore,
dare nuova vita.Chiedimi come.


martedì 4 marzo 2008


Cenerentola
Un tocco di colore
Particolare di una sconosciuta
Un momento di pausa prima di riprendere
L'attesa per un prossimo incontro
Un pizzico di mistero
Una donna


giovedì 28 febbraio 2008

Il pane


Da quasi due mesi preparo il pane in casa. Iniziai perché da quando mi trasferii in questa casa ero lontano dal forno dove andavo sempre a comprarlo. Un pane squisito ai 5 cereali che sbonconcellavo per metà tornando verso casa.

Un giorno pensai che sarebbe stato bello farlo da me e già il pensiero era sfida, come altre volte avevo lanciate a me stesso.

Come sempre in questi casi, andai su internet, cercai, trovai, lessi. Scoprii che esisteva una farina del tipo Manitoba, che la vendevano tranquillamente in svariato posti; scoprii dove acquistare il sesamo, il papavero, l’avena. Avevo già in precedenza avuto contatti con l’impasto di farina però quello che stavo preparando per il pane era qualcosa di assolutamente eccezionale.

L’acqua e il pane rappresentano per me l’essenza della vita, non sono soltanto elementi indispensabili all’uomo ma sono la metafora del nostro essere su questo mondo. Ecco che per questo ho sempre creduto che fosse necessario per me dar forma e far nascere dalle e nelle mie mani questo simbolo primordiale.

Mescolare farina acqua sale lievito, impastare, sentire che sotto le dita diventavano una cosa unica, assaporarne gli odori, lisciarla, coprirla, riporla al caldo, vederla crescere è stato come assistere alla nascita di un essere umano. Dapprima informe e poi sempre più definito.

Poi quando nel forno prese colore, quando l’odore riempii la stanza, quando lo sentii caldo nelle mie mani, quando ne gustai il primo assaggio fu come aver scoperto il corpo di una donna che si offriva alla mia fame.

giovedì 21 febbraio 2008

La montagna


C'era una montagna che volevo scalare e che sino ad allora credevo inaccessibile quando mi mostrava i suoi pendii irti e pietrosi, i sentieri che si perdevano dentro selve di rovi e alberi di cembro e betulle.
Iniziai a salire verso la vetta asciugando il sudore che mi colava sulle guance e dimenticando i muscoli delle gambe che mi dolevano e chiedevano riposo. Ogni goccia di sudore ogni segno di stanchezza venivano spazzati tutte le volte che alzavo la testa e i miei occhi vedevano che lassù, ancora lontana ma lassù, c’era quel tetto di lose grige,quella piccola baita che sembrava sparire nella grandezza della montagna ma che ne era l’essenza stessa perché in essa avrei trovato la pace, in essa mi sarei riposato, in essa avrei chiuso gli occhi lasciandomi andare ad un sogno finalmente tramutato in realtà.

Volevo scalare quella montagna, non un’altra, perché era lei che da molto tempo ritornava nei miei desideri anche quando vivevo il mio tempo su spiagge o scogli che pur amavo; volevo farla mia perché cosi mi sarei sentito suo e fuso nella terra, nell’erba e nell’acqua che attraversava i suoi fianchi e penetrava sino al cuore della sua anima. Passo dopo passo, con infinita pazienza mettevo un piede avanti all’altro, urlando al cielo che non mi avrebbe fermato e strappando al mio corpo le energie che non credevo avere. Trovavo ostacoli sul sentiero: tronchi messi di traverso, siepi di rovo, vipere nascoste, ma nulla mi poteva più fermare. Ero un guerriero orgoglioso e indomito che avrebbe reso cenere i tronchi, avrebbe sdradicato i rovi, avrebbe ingoiato le vipere e avrebbe spezzato le ali dell'aquila che se si fosse messa tra me e lei.

Ed infine la vetta fu li, quella baita fu li. Bella! Bellissima!! Seducente ed invitante: con la sua porta aperta, con il vento che riempiva la sua stanza, con il fuoco che la scaldava, con il pane ancora caldo e il vino allegro e la carne rosa e gocciolante pronta per calmare la mia fame. Premio immeritato per una fatica che avevo vissuto per ritrovare me stesso e dentro di me quelle emozioni che dormivano ignare.

Bevvi quel vino, mangiai quel pane, si sciolse quella carne rosa nella bocca e poi, contento ma non sazio perché non si può essere mai sazi della felicità ma la si deve coltivare ed alimentare in perpetuo, mi sdraiai fuori, sulla neve che non bagnava, a seguire con gli occhi e con la mente il mutevole gioco delle nuvole.

giovedì 14 febbraio 2008

Nuvole


Durante l’adolescenza passavo ore a guardare le nuvole.Sdraiato sull’erba quando i pomeriggi erano vuoti di amici, non avevo voglia di studiare e osservavo il continuo mutare dei disegni che le nuvole componevano. Poi più grande cercavo le lumache che facevano capolino tra i cespugli di sambuco dopo la pioggia e mi bucavo le dita delle mani per aprire i ricci e mangiare castagne crude. Quel sapore ancora oggi è sulla mia lingua come il ricordo delle nuvole, delle lumache e dei progetti che allora sembravano alla mia portata e poi, più tardi apparivano come sogni e chimere di un ragazzo ottimista. Però oggi posso parlarne, posso ricordarli ed allora vuol dire che non mi sono dimenticato del mondo, quel mondo che mi incuteva timore e mi faceva apparire forte e fragile nello stesso tempo. Crescendo ancora, agguantata la maturità o quella che crediamo sia maturità perdiamo un po’ d quella ingenuità, quella pazza incoscienza che ci rende Cavalieri Templari; forse non crediamo più nel Graal o lo abbiamo trasferito nel successo, nel potere nella carriera che corre, nelle tacche d’amore che incidiamo sul nostro personale taccuino.
Ma, io sono sicuro, qualcosa resta di quel mondo che è solo alle nostre spalle e non nel dimenticatoio dei giorni che si aggiungono ai giorni.Lo sento tutte le volte che entro in un bosco e mi accoglie il profumo penetrante dei funghi, quando mi lascio avvolgere dall’acqua del mare, quando resto come un cretino sotto la pioggia di primavera o quando il vento si stampa sul mio viso mentre corro con la mia moto.Lo sento anche quando mi trovo con i miei amici che sono, fortunatamente quelli della mia adolescenza e che sono cresciuti insieme a me sia
pur attraverso esperienze diverse. Anche una parte dei sogni di allora sono ancora qui,forse nascosti ma ancora qui,forse un po’ sbiaditi ma ancora qui che ogni tanto ritornano per farci ricordare il bambino o il ragazzo che passava ore a guardare le nuvole.

lunedì 11 febbraio 2008

Donna

Una goccia di mare, una goccia di rugiada, una goccia di sorgente, una goccia prigioniera.
Una....Goccia....

martedì 5 febbraio 2008

Nutella

ti amo Nutella !
Ti ho amata da quando ti ho conosciuta anche se non lo sapevo ancora
Ti ho amata per la tua dolcezza,
per la tua morbidezza per come sai spalmarti.
ti amo Nutella !
Cosi profumata che riempi le mie nariciCosi cremosa quando ti sciogli nella mia bocca.Nutella io non posso più pensare ad un mondo senza di te.Vorrei trovarti tutte le mattine quando mi sveglio.Vorrei trovarti tutti i pomeriggi quando mi siedo sul divano,vorrei trovarti tutte le sere quando guardo la Tv e nel buio voglio qualcosa di dolce
ti amo Nutella !
Ogni volta che sto con te e poi finisci, penso al momento in cui ti riavrò; ogni volta che sei ancora con me penso con terrore a quando non ci sari più e cosi sempre in un ripetersi contino.
Nutella non finire mai.
Rinasci sempre dall’ultima molecola che resta e cresci per rendere sublime ogni momento della mia vita

mercoledì 23 gennaio 2008

Per una volta insieme


L’altro giorno mi è capitato di avere tra le mani le foto di quando ero piccolo e di metterle una a fianco dell’altra in un ordine che testimoniasse la mia crescita, il passare dall’infanzia alla prima adolescenza, alla gioventù dei 16 anni, ai primi momenti di maturità e via via sino ad oggi. E’stato un percorso per molti versi magico perché in pochi pezzi di carta è stata proiettata la mia vita come in un film, ma non sono stati solo pezzi di carta e non sono stati solo ricordi che fanno sorridere.

Lì, con quelle foto davanti a me ripercorrevo frammenti che poco a poco si sono uniti in un mosaico che oggi ha le sembianze del mio corpo, del mio essere delle emozioni e delle sensazioni che riesco a percepire e metabolizzare e che sono l’energia che muove il mio essere uomo.

Ed allora non mi è più bastato osservare quei ritratti uno ad uno che, anche se raccontavano un percorso, erano pur sempre a se stanti e una volta rimessi nelle loro custodie non avevano più legami tra di loro. Era necessario fonderli, legarli uno all’altro in modo irreversibile e far si che un bambino di pochi anni e un uomo maturo si trovassero in quel momento, e solo per un momento nello stesso tempo e luogo come a testimoniare un orologio non aveva compiuto milioni di giri ma tutto era accaduto in un battito di ciglia.

E cosi ho raccolto quelle 6 foto fondendole in una sola e poi, quando tutto fu fatto, sono rimasto ad osservare chissà per quanto, impossibilitato a fare altro, da quel senso di leggera tenerezza per ognuno di essi, cosi unico nel suo tempo che si comportava come testimone per l’altro in una immaginaria staffetta che porta ad oggi. Per una volta insieme, una sola volta ci siamo trovati e ci siamo raccontati ed ognuno aveva la sua storia che, anche se conosciuta, sembrava davvero del tutto nuova.

venerdì 18 gennaio 2008

Camminando sugli scogli trovai incastrato tra le pietre una piccola borsetta di pelle da donna. Non c'erano documenti al suo interno, forse il mare aveva portato via tutto, solo un piccolo cilindro di alluminio che aveva decorati dei fiori lillà. Svitai il tappo e vi trovai un rotolino di carta sigillato in un foglio di plastica. Non era bagnato, la tenuta del cilindretto era perfetta ma chi ve lo aveva messo voleva essere sicuro che nulla lo avrebbe rovinato. Mi sedetti sugli scogli e iniziai a leggere...



(Lettera d’amore o di passione)
Io lo so che non devo provare i medesimi bisogni che provano tutte le donne innamorate, lo so perché la ragione mi spinge in questa direzione. Le convenzioni autorizzano ad amare solo chi ha le caratteristiche per farlo e noi due insieme è quanto di più sbagliato possa esistere. Ti parlerò allora di passione e di quel bisogno folle di averti qui e adesso, di averti ogni minuto, di assaporarti fin là dove è impossibile, fin là dove è illecito. Ti parlerò di carne, amore mio e di pelle vestita a festa d'arsura e di fuoco e ti parlerò del piacere immerso nella penombra del giorno in cui i hai presa, in cui ti ho preso dentro di me. Ladro.
Qui ed ora ti vorrei, con quella tenerezza infinita di un bacio atteso da tempo, con le tue mani che scendono fin dentro ad ogni mio desiderio neppure pensato. Ti vorrei qui e adesso a lambire il mio corpo, a portarmi con te nel vento dei sensi. Non c’è pace nel bisogno negato ed io ho bisogno di te per plasmarmi più femmina, ho bisogno di te a tormentarmi l’anima fino a farmi gemere, a dismettere i panni dell’angelo, a gridare e ansimare di voglie esaudite. Di questo ti ringrazio e di questo pago la lontananza e la distanza. La ragione mi spinge a pensare che sia giusto desiderarti e la passione mi spinge a cercarti di là delle regole, di là delle paure e delle difficoltà. Ti penso e rivedo ogni cosa d’alcova, ti penso e sento la dolcezza e la fantasia di cui mi ricopri. Cose di letto o poesia? Non importa per ora. Ci rivedremo presto tesoro e poi ci rivedremo di nuovo e di nuovo ancora e un giorno, forse, daremo un nome a noi due.
Sono tua.
(Dedicato a chi non capisce esattamente quel che gli sta succedendo, ma quel che succede, gli piace)

giovedì 17 gennaio 2008

Attimo


"dammi o Tempo un anno per agire
un mese per andare
un giorno per pensare
un'ora per sognare
un attimo per amare..."
(anonimo autunno 1986)

domenica 13 gennaio 2008

Te ne sei andato

Te ne sei andato questa notte, dopo una giornata che sembrava essere come tutte le altre. Te ne sei andato come solo tu potevi : quando dormivamo per non disturbare, quando nessuno ti avrebbe sentito. Te ne sei andato perché avevi capito che non sarebbe servito a nulla resistere.

Sei morto ed io non so cosa voglia dire essere “morto”. Questa mattina ti abbiamo trovato addormentato, tu che dormivi cosi poco che eri il primo a svegliarsi e poi svegliavi me e poi tutti gli altri. Mi svegliavi con le tue zampone grandi eppure cosi delicate e quando non volevo aprire gli occhi, per dormire ancora un po’ “mi baciavi” con la tua lingua cosi rasposa. Era per me il tuo primo pensiero perché era con me che dividevi il tuo tempo, era con me che correvi sull’erba.

Questa mattina mi sono svegliato e tu non c’eri, non eri venuto e quando sono andato là dove ti avevo lasciato ho visto che stavano accarezzando il tuo pelo nocciola, la tua testa cosi elegante, mentre piangevano.

Non so cosa voglia dire “morire” : ti vedevo dormire e volevo che ti alzassi, volevo che venissi con me a correre sul prato, volevo che fingessi di essere arrabbiato perché ti saltavo sulla schiena. Ti sono venuto vicino, ti ho scosso ma non hai risposto, ti ho toccato le zampe ed erano cosi fredde, tu che sei sempre stato cosi caldo. Ma solo quando ti ho “baciato” sul naso e sei restato immobile ho capito che non eri più lì. Che eri andato via e non mi avresti più abbaiato, mai più svegliato, mai più nulla. Eri andato via lasciando il tuo corpo perché potesse restare ancora un po’ insieme a noi.

Fai un buon viaggio amico di tanti momenti. Non so dove stai andando ma ci sarà sicuramente un prato dove correre e ci saranno tanti altri come te e come me che ti faranno sentire meno solo. Aspettami amico mio perché un giorno verrò da te. Mi vedrai correre saltellando, con la codina che tu facevi finta di morsicare, mi vedrai arrivare miagolando, quei miagolii che ti svegliavano a volte di notte. Fai un buon viaggio amico mio e grazie per i giorni che mi hai regalato.

giovedì 10 gennaio 2008


Gli uomini hanno occhi per "vedere" e per "osservare", hanno orecchie per "udire" e per "ascoltare", hanno mani per "prendere" e per "sfiorare".
Gli uomini devono saper scegliere cosa sia meglio.

lunedì 7 gennaio 2008

Mare


Dammi lo sguardo triste

perso in orizzonti che non sai

mentre il cielo si sposa nel mare.

Guarda una luce che rischiara la sera,

sera di universi senza stelle,

sera muta dei canti di grilli.

(Giugno 1997-Elba)

domenica 6 gennaio 2008

Canto sardo

NO POTHO REPOSARE NON POSSO RIPOSARE
No potho reposare amore e coro Non posso riposare amore del cuore,
Pensende a tie so donzi momentu Sto pensando a te ogni momento
No istes in tristura brenda de oro Non essere triste, mia gioia
Nè in dispiaghere o pensamentu Ne addolorata o preoccupata
T'assicuro che a tie solu bramo Ti assicuro che desidero solo te,
Ca t'amo forte t'amo t'amo t'amo Perché ti amo forte ti amo ti amo ti amo
Si m'essere possibile d'anghelu Se mi fosse possibile prenderei
Su spiritu invisibile piccabo Lo spirito invisibile dell’angelo
Sas formas, e furabo dae chelu E le sue forme Ruberei dal cielo
Su sole e sos isteddos e formabo il sole e le stelle
Unu mundu bellissimu pro tene E creerei per te un mondo bellissimo
Pro poder dispensare cada bene Per poterti regalare un bene gran

(canto popolare sardo che Andrea Parodi dei Tazenda, con la sua voce incredibile ha interpretato come meglio non potrebbe nessuno)