L’altro giorno mi è capitato di avere tra le mani le foto di quando ero piccolo e di metterle una a fianco dell’altra in un ordine che testimoniasse la mia crescita, il passare dall’infanzia alla prima adolescenza, alla gioventù dei 16 anni, ai primi momenti di maturità e via via sino ad oggi. E’stato un percorso per molti versi magico perché in pochi pezzi di carta è stata proiettata la mia vita come in un film, ma non sono stati solo pezzi di carta e non sono stati solo ricordi che fanno sorridere.
Lì, con quelle foto davanti a me ripercorrevo frammenti che poco a poco si sono uniti in un mosaico che oggi ha le sembianze del mio corpo, del mio essere delle emozioni e delle sensazioni che riesco a percepire e metabolizzare e che sono l’energia che muove il mio essere uomo.
Ed allora non mi è più bastato osservare quei ritratti uno ad uno che, anche se raccontavano un percorso, erano pur sempre a se stanti e una volta rimessi nelle loro custodie non avevano più legami tra di loro. Era necessario fonderli, legarli uno all’altro in modo irreversibile e far si che un bambino di pochi anni e un uomo maturo si trovassero in quel momento, e solo per un momento nello stesso tempo e luogo come a testimoniare un orologio non aveva compiuto milioni di giri ma tutto era accaduto in un battito di ciglia.
E cosi ho raccolto quelle 6 foto fondendole in una sola e poi, quando tutto fu fatto, sono rimasto ad osservare chissà per quanto, impossibilitato a fare altro, da quel senso di leggera tenerezza per ognuno di essi, cosi unico nel suo tempo che si comportava come testimone per l’altro in una immaginaria staffetta che porta ad oggi. Per una volta insieme, una sola volta ci siamo trovati e ci siamo raccontati ed ognuno aveva la sua storia che, anche se conosciuta, sembrava davvero del tutto nuova.