mercoledì 23 gennaio 2008

Per una volta insieme


L’altro giorno mi è capitato di avere tra le mani le foto di quando ero piccolo e di metterle una a fianco dell’altra in un ordine che testimoniasse la mia crescita, il passare dall’infanzia alla prima adolescenza, alla gioventù dei 16 anni, ai primi momenti di maturità e via via sino ad oggi. E’stato un percorso per molti versi magico perché in pochi pezzi di carta è stata proiettata la mia vita come in un film, ma non sono stati solo pezzi di carta e non sono stati solo ricordi che fanno sorridere.

Lì, con quelle foto davanti a me ripercorrevo frammenti che poco a poco si sono uniti in un mosaico che oggi ha le sembianze del mio corpo, del mio essere delle emozioni e delle sensazioni che riesco a percepire e metabolizzare e che sono l’energia che muove il mio essere uomo.

Ed allora non mi è più bastato osservare quei ritratti uno ad uno che, anche se raccontavano un percorso, erano pur sempre a se stanti e una volta rimessi nelle loro custodie non avevano più legami tra di loro. Era necessario fonderli, legarli uno all’altro in modo irreversibile e far si che un bambino di pochi anni e un uomo maturo si trovassero in quel momento, e solo per un momento nello stesso tempo e luogo come a testimoniare un orologio non aveva compiuto milioni di giri ma tutto era accaduto in un battito di ciglia.

E cosi ho raccolto quelle 6 foto fondendole in una sola e poi, quando tutto fu fatto, sono rimasto ad osservare chissà per quanto, impossibilitato a fare altro, da quel senso di leggera tenerezza per ognuno di essi, cosi unico nel suo tempo che si comportava come testimone per l’altro in una immaginaria staffetta che porta ad oggi. Per una volta insieme, una sola volta ci siamo trovati e ci siamo raccontati ed ognuno aveva la sua storia che, anche se conosciuta, sembrava davvero del tutto nuova.

venerdì 18 gennaio 2008

Camminando sugli scogli trovai incastrato tra le pietre una piccola borsetta di pelle da donna. Non c'erano documenti al suo interno, forse il mare aveva portato via tutto, solo un piccolo cilindro di alluminio che aveva decorati dei fiori lillà. Svitai il tappo e vi trovai un rotolino di carta sigillato in un foglio di plastica. Non era bagnato, la tenuta del cilindretto era perfetta ma chi ve lo aveva messo voleva essere sicuro che nulla lo avrebbe rovinato. Mi sedetti sugli scogli e iniziai a leggere...



(Lettera d’amore o di passione)
Io lo so che non devo provare i medesimi bisogni che provano tutte le donne innamorate, lo so perché la ragione mi spinge in questa direzione. Le convenzioni autorizzano ad amare solo chi ha le caratteristiche per farlo e noi due insieme è quanto di più sbagliato possa esistere. Ti parlerò allora di passione e di quel bisogno folle di averti qui e adesso, di averti ogni minuto, di assaporarti fin là dove è impossibile, fin là dove è illecito. Ti parlerò di carne, amore mio e di pelle vestita a festa d'arsura e di fuoco e ti parlerò del piacere immerso nella penombra del giorno in cui i hai presa, in cui ti ho preso dentro di me. Ladro.
Qui ed ora ti vorrei, con quella tenerezza infinita di un bacio atteso da tempo, con le tue mani che scendono fin dentro ad ogni mio desiderio neppure pensato. Ti vorrei qui e adesso a lambire il mio corpo, a portarmi con te nel vento dei sensi. Non c’è pace nel bisogno negato ed io ho bisogno di te per plasmarmi più femmina, ho bisogno di te a tormentarmi l’anima fino a farmi gemere, a dismettere i panni dell’angelo, a gridare e ansimare di voglie esaudite. Di questo ti ringrazio e di questo pago la lontananza e la distanza. La ragione mi spinge a pensare che sia giusto desiderarti e la passione mi spinge a cercarti di là delle regole, di là delle paure e delle difficoltà. Ti penso e rivedo ogni cosa d’alcova, ti penso e sento la dolcezza e la fantasia di cui mi ricopri. Cose di letto o poesia? Non importa per ora. Ci rivedremo presto tesoro e poi ci rivedremo di nuovo e di nuovo ancora e un giorno, forse, daremo un nome a noi due.
Sono tua.
(Dedicato a chi non capisce esattamente quel che gli sta succedendo, ma quel che succede, gli piace)

giovedì 17 gennaio 2008

Attimo


"dammi o Tempo un anno per agire
un mese per andare
un giorno per pensare
un'ora per sognare
un attimo per amare..."
(anonimo autunno 1986)

domenica 13 gennaio 2008

Te ne sei andato

Te ne sei andato questa notte, dopo una giornata che sembrava essere come tutte le altre. Te ne sei andato come solo tu potevi : quando dormivamo per non disturbare, quando nessuno ti avrebbe sentito. Te ne sei andato perché avevi capito che non sarebbe servito a nulla resistere.

Sei morto ed io non so cosa voglia dire essere “morto”. Questa mattina ti abbiamo trovato addormentato, tu che dormivi cosi poco che eri il primo a svegliarsi e poi svegliavi me e poi tutti gli altri. Mi svegliavi con le tue zampone grandi eppure cosi delicate e quando non volevo aprire gli occhi, per dormire ancora un po’ “mi baciavi” con la tua lingua cosi rasposa. Era per me il tuo primo pensiero perché era con me che dividevi il tuo tempo, era con me che correvi sull’erba.

Questa mattina mi sono svegliato e tu non c’eri, non eri venuto e quando sono andato là dove ti avevo lasciato ho visto che stavano accarezzando il tuo pelo nocciola, la tua testa cosi elegante, mentre piangevano.

Non so cosa voglia dire “morire” : ti vedevo dormire e volevo che ti alzassi, volevo che venissi con me a correre sul prato, volevo che fingessi di essere arrabbiato perché ti saltavo sulla schiena. Ti sono venuto vicino, ti ho scosso ma non hai risposto, ti ho toccato le zampe ed erano cosi fredde, tu che sei sempre stato cosi caldo. Ma solo quando ti ho “baciato” sul naso e sei restato immobile ho capito che non eri più lì. Che eri andato via e non mi avresti più abbaiato, mai più svegliato, mai più nulla. Eri andato via lasciando il tuo corpo perché potesse restare ancora un po’ insieme a noi.

Fai un buon viaggio amico di tanti momenti. Non so dove stai andando ma ci sarà sicuramente un prato dove correre e ci saranno tanti altri come te e come me che ti faranno sentire meno solo. Aspettami amico mio perché un giorno verrò da te. Mi vedrai correre saltellando, con la codina che tu facevi finta di morsicare, mi vedrai arrivare miagolando, quei miagolii che ti svegliavano a volte di notte. Fai un buon viaggio amico mio e grazie per i giorni che mi hai regalato.

giovedì 10 gennaio 2008


Gli uomini hanno occhi per "vedere" e per "osservare", hanno orecchie per "udire" e per "ascoltare", hanno mani per "prendere" e per "sfiorare".
Gli uomini devono saper scegliere cosa sia meglio.

lunedì 7 gennaio 2008

Mare


Dammi lo sguardo triste

perso in orizzonti che non sai

mentre il cielo si sposa nel mare.

Guarda una luce che rischiara la sera,

sera di universi senza stelle,

sera muta dei canti di grilli.

(Giugno 1997-Elba)

domenica 6 gennaio 2008

Canto sardo

NO POTHO REPOSARE NON POSSO RIPOSARE
No potho reposare amore e coro Non posso riposare amore del cuore,
Pensende a tie so donzi momentu Sto pensando a te ogni momento
No istes in tristura brenda de oro Non essere triste, mia gioia
Nè in dispiaghere o pensamentu Ne addolorata o preoccupata
T'assicuro che a tie solu bramo Ti assicuro che desidero solo te,
Ca t'amo forte t'amo t'amo t'amo Perché ti amo forte ti amo ti amo ti amo
Si m'essere possibile d'anghelu Se mi fosse possibile prenderei
Su spiritu invisibile piccabo Lo spirito invisibile dell’angelo
Sas formas, e furabo dae chelu E le sue forme Ruberei dal cielo
Su sole e sos isteddos e formabo il sole e le stelle
Unu mundu bellissimu pro tene E creerei per te un mondo bellissimo
Pro poder dispensare cada bene Per poterti regalare un bene gran

(canto popolare sardo che Andrea Parodi dei Tazenda, con la sua voce incredibile ha interpretato come meglio non potrebbe nessuno)